Il mio rapporto con la montagna è cambiato da quanto sono stata in Nepal. Che poi, detto da una che è nata tra le Dolomiti, sembra un paradosso, ma non lo è. Appena tornata in Italia, mi sono totalmente appassionata alle storie di alpinisti che in Nepal hanno compiuto la loro impresa, quelli che ce l’hanno fatta, quelli che non ce l’hanno fatta. Mi ha affascinato questo rapporto tra le fragilità dell’uomo e la montagna muta, che, proprio perché le risposte non te le dà, diventa invece così attraente.
In Nepal c’è però un altro sentimento che vive in montagna, che non avevo mai considerato: la spiritualità del paesaggio. La montagna è la “dimora degli dei”, a cui abbandoni la tua ostinata voglia di prevedere l’imprevedibile, la costante sfida con te stesso e dove riesci a dare un senso anche ai tuoi limiti.
E la cosa più affascinante è che in un viaggio che appare più solitario degli altri, è difficile pure provare un senso di solitudine, perché qui la montagna è viva.
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