In una terra come quella d’Islanda non vai nè per ritrovarti, nè per perderti. L’Islanda è la più cruda delle terre del nord del mondo. Più che abbattere muri, ci costruisce una fortezza intorno. Più che calmare le irrequietudini, le porta all’estremo.
La sua acqua è così trasparente che non puoi fare a meno di specchiarti. E, sull’onda del meteo che cambia ogni mezz’ora, sembra metterti davanti all’inevitabile obbligo di accettare tutto ciò che viene.
Per dei ribelli questa quindi non sembrerebbe essere la terra giusta. Eppure ha qualcosa di estremamente attraente, da valere pure un senso di nostalgia quando te ne allontani.
Io mi sono affezionata a un sentimento. A quel modo di presentarsi così primitivo, da sembrare quasi un po’ snob, a quel carattere indomato e indomabile che sembra riportarti proprio lì, al centro della terra.
Perché la terra di fuoco e ghiaccio è soprattutto una landa vulcanica che, per sua stessa natura, costantemente si rigenera e si evolve, quasi fosse il simbolo di un’ostinazione, di una perseveranza simile alla lava che ricopre il suo stesso ghiaccio.
E quindi, se questa non è la terra dei ribelli, dove potrà mai essere altrove?
Islanda, Agosto 2020.
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