Ci sono più o meno tante distese che mi ricordo nella mia vita. Piane piatte, quasi senza orizzonte, come il fondale a secco dopo la bassa marea di Ilha de Ibo, il freddo deserto bianco dei Salares boloviani o la roccia burrosa e accogliente del Wadi Rum. Ci sono però quelle piane, tipiche delle Dolomiti, dove dopo un trekking iniziato in mezzo al verde, capiti invece dove di verde non c’è più neanche l’ombra. In mezzo alla roccia, quella bianca, a tratti rosea, a tratti argentea, arrivi proprio lì, in quel paesaggio lunare che non immagini nemmeno di poter scoprire dietro a un passo o a un dorsale della montagna.
Qui però ad Antermoia l’emozione è come la prima volta che ci sono venuta. Sarà che ci sono tanti ricordi sedimentati qui, sarà che di queste terre ho sempre sentito parlare tantissimo da bambina, sarà che quando arrivi al lago respiri un’aria di scoperta e riverenza messe insieme per tutto quello che ti sta intorno, ma questo rimane in assoluto uno dei miei posti preferiti di sempre.
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