Ancora non mi capacito di come possa piacere un posto così disperato.
Varanasi sembra il capolinea di un viaggio che si carica di quell’esistenza senza pace così frequente in India. Una città di vicoli scuri in cui vagano mucche randagie abbandonate qui da qualche contadino, di un odore acre, acido, e di un caldo senza sosta, e di morti, che qui sono allo stesso tempo soggetto e oggetto, pianti e celebrati sulle rive del Gange, ma senza lacrime perché non permesso dal rituale hindu.
E invece questa è l’India che conserveró di più nella mia testa, che puoi cercare di descrivere in mille modi, ma la realtà è che è un grande casino che nemmeno tu ti sai spiegare. Alzi le mani arresa, la prendi così come viene.
Pura e impura, fastidiosa e accogliente.
Così dolce e rassegnata alla sua impotenza.
(Maggio 2018, assisto al rito cerimoniale del Ganga Aari sul Gange)
Varanasi [viaggio in India; capolinea]

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